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Come aprire un'etichetta discografica
Se avete un vostro gruppo o cantate come solista, magari l'idea vi ha già accarezzato: aprire un'etichetta discografica propria, infatti, è il mezzo usato da diverse band e musicisti per iniziare a farsi conoscere, prima localmente e poi anche a livello nazionale e - per i più bravi e fortunati - internazionale. Ecco a voi allora qualche dritta per realizzare il vostro sogno.
Che cos'è un'etichetta discografica
Il nome 'etichetta' ha origini lontane e deriva dall'etichetta - appunto - che veniva apposta sui vinili e che
riportava i dati dell'artista e della casa produttrice. Il significato è stato poi traslato e oggi è sinonimo di
casa discografica. Che si dica etichetta o casa discografica, comunque, il significato è lo stesso e indica il
marchio commerciale che identifica le aziende che producono (su diverse tipologie di supporti), commercializzano
e promuovono brani e video musicali. Le principali etichette - le cosiddette 'major' - oggi sono quattro (le Big
Four) e sono rappresentate da Universal Music Group, Sony BMG Music Entertainment, EMI Group e Warner Music
Group. Il progresso tecnologico degli ultimi anni e i new media hanno altresì dato vita a due diversi tipi di
case discografiche, quelle indipendenti e quelle online.
Perché aprire un'etichetta discografica
Aprire un'etichetta discografica comporta un investimento iniziale, costi di mantenimento e un'attività di
gestione non indifferenti. Allora perché farlo? In linea generale, chi sceglie di buttarsi in questa avventura è
motivato dalla volontà di promuovere se stesso come cantante o la propria band. In Italia sono diverse le case
discografiche nate in questo modo e due tra le più note sono senza dubbio la torinese Casasonica, fondata da Max
Casacci dei Subsonica, e Soleluna, di Lorenzo Cherubini alias Jovanotti. Il progetto alla base di queste due
realtà è proprio quello di autoprodursi e - in un secondo momento - di produrre nuovi artisti altrimenti
ignorati dai circuiti tradizionali.
La Società di Edizioni Musicali: il primo step
Per aprire una propria etichetta discografica, la prima cosa da fare è mettersi in regola con la Siae - la
società italiana che si occupa della protezione e dell'esercizio dei diritti d'autore - facendo richiesta di
iscrizione alla stessa. L'accettazione della domanda accredita il richiedente (la sua società) come Società di
Edizioni Musicali, una forma legale che, tra le altre cose, può registrare, riprodurre e vendere musica,
importarla ed esportarla.
Burocrazia: le cose da sapere
In linea generale, espletata la formalità della Siae, per aprire un'etichetta discografica è necessario:
- aprire Partita IVA come persona fisica o giuridica (società);
- iscriversi presso la Camera di Commercio;
- depositare il nome dell'etichetta (il marchio).
- attribuire un numero di catalogo ai prodotti (a partire da 0). Questo autorizza a far stampare i supporti audio
- a una fabbrica, previa comunicazione del numero di catalogo e degli estremi degli autori e degli editori del prodotto (caso 1);
- richiedere il codice Indicod alla società INDICOD di Milano, indispensabile per la distribuzione del prodotto attraverso i canali classici, stipulare un contratto con un distributore (major) e successivamente procedere come per il caso 1 (caso 2);
- richiedere il codice Indicod alla società INDICOD di Milano, indispensabile per la distribuzione del prodotto attraverso i canali classici, e successivamente procedere come per il caso 1 (caso 3).
Qualche consiglio
Per aprire un'etichetta discografica bisogna avere uno spazio adeguato da adibire a sala di registrazione,
conoscere l'ambiente e avere buone doti di talent scout. Inoltre bisogna essere in grado di gestire tutto
l'aspetto produttivo e organizzativo, che significa trovare una fabbrica che stampi i supporti, un'agenzia che
realizzi il logo e curi l'immagine coordinata e un'altra che si occupi della pubblicità e della comunicazione.
Questi due ultimi aspetti possono essere curati in proprio, ma si deve mettere in conto che la consulenza di un
professionista - anche se più costosa del 'fai da te' - è discriminante ai fini del successo del progetto.